martedì, settembre 25, 2007

Un'idea in comune con Luttazzi per Grillo

Dal suo blog: http://www.danieleluttazzi.it/node/309

"Scegli, Beppe! Magari nascesse ufficialmente il tuo partito! I tuoi spettacoli diventerebbero a tutti gli effetti dei comizi politici e nessuno dei tuoi fan dovrebbe più pagare il biglietto d'ingresso. Oooops!"


Dopo giorni di letture sul blog grilliano e di ascolto di spazzatura televisiva con le sue urla, voglio dargli merito di ver detto una cosa intelligente: cittadini italiani di ogni città o paese, partecipate ai CONSIGLI COMUNALI.
A differenza degli spettacoli di Grillo sono GRATIS, DIVERTENTI, E C'E' SEMPRE POSTO A SEDERE. Non c'è nessuna prevendita, in paesi normali c'è solo un vigile che assiste, ci potete portare anche i panini e le bibite da casa perchè usualmente non c'è nessun baretto aperto.

Informatevi su quando vengono convocati, sugli argomenti trattati e ascoltate i consiglieri comunali che argomentano le proprie tesi. Se avete idee migliori fermateli all'uscita e suggerite loro delle azioni che a vostro giudizio ritenente più intelligenti.

Penso che Grillo ora sia andato veramente fuori di testa, inizia a scriverei i suoi post con messaggi in codice, vuole impressionare chi lo legge, sembra Provenzano con i segreti scritti a mano sulla vecchia Bibbia. Come dice Andreotti, il potere logora chi non ce l'ha. E da alla testa chi lo vorrebbe toccare. Ma Grillo, ricordati, il potere puzza di merda. E il tuo blog puzza. Anche via web.

lunedì, settembre 24, 2007

Perchè nessuno si mobilita per la Birmania?

E' da qualche giorno che ci arrivano notizie sulla Birmania, su forme di protesta nei confronti del regime militare che da più di un decennio è al potere in quel paese.

Ma tranne qualche trafiletto di tanto in tanto, nessuno ne ha parlato in maniera sufficiente. Perchè?

Il nome di Aung San Suu Kyi non è poi tanto di moda. Si preferisce l'eroe Castro come icona rossa?

domenica, settembre 23, 2007

La consueta perla domenicale del Veltroni-pensiero

Mi chiedevo come mai non avesse ancora espresso il proprio pensiero domenicale, il caro Walter. Ma ecco che nella serata compare improvvisamente un lampo di limpidezza intellettuale che cambierà le sorti del nostro Paese.

Ecco a voi, che meraviglia!


«Mai più programma senza chiarezza»

«Il Pd nasce invece - conclude Veltroni - per dare gambe ad un programma di governo chiaro e non reticente, sulla base del quale costruire le necessarie alleanze. Mai più potremo presentarci ai cittadini senza questa chiarezza di proposta: non ci capirebbero e non ci seguirebbero»


Qui finisce il Veltroni-pensiero. Ma io dico: agli elettori del centro-sinistra che hanno votato questo grande Governo non basteranno per le prossime elezioni le 281 cartelle già scritte per le Politiche 2006? Ma il caro Walter perchè dovrà sforzarsi tanto quando basta andare sul bellissimo sito www.lafabbricadeprogramma.it ancora on-line e scaricarlo. Ma Walter lo sa? Perchè tanta fatica? Il titolo è "Per il bene dell'Italia". Dai su Walter, facci un giretto.

giovedì, settembre 20, 2007

Il più grande giornalista in assoluto



Con pacatezza ma grande lucidità la visione più intelligente che ho sentito sul "grillismo"

Iniziamo male...

Ritorno a lavoro come in un giorno di ordinario interismo.



Speravo in qualcosa di meglio, complimenti per l'azione del gol, ma così non va. Attenzione!

domenica, settembre 16, 2007

La perla domenicale del Veltroni-pensiero

"Dio ci scampi dall’idea di avere aree del Paese che o vengono dominate da chi ha vinto le elezioni o vanno in paralisi"

Ma fino ad oggi in che paese è vissuto?

giovedì, settembre 13, 2007

Io sto con Andrea Romano

Se la politica si lascia umiliare da Beppe Grillo

La nuova colonna infame travolge ogni distinzione, l'antipolitica trionfa, Grillo fa il suo mestiere

ANDREA ROMANO

Di fronte alle adunate del Vaffa-day di Beppe Grillo viene quasi nostalgia di Nanni Moretti e dei suoi girotondi. In fondo quei cinquantenni un po’ su di giri che si tenevano per mano, tutti fieri della propria superiorità morale, si limitavano a prendere di mira il pezzo di classe dirigente del centrosinistra a cui imputavano il ritorno di Berlusconi al potere. Oggi siamo alla colonna infame con una spolverata di Internet, che travolge ogni distinzione reclamando gogna e scudisciate per tutti coloro che osano pensare che la democrazia sia fatta di rappresentanza e di partiti.
È una curvatura nuova nell’uso pubblico dell’antipolitica, con l’organizzazione anche scenografica del qualunquismo e un ruolo di direzione sempre più marcato da parte della gente di spettacolo. Naturalmente nel mondo dello spettacolo ci si limita a fare il proprio mestiere, e c’è dunque chi riesce a capitalizzare le posizioni di visibilità che su questi temi ha saputo costruirsi negli anni.
Il problema, quello vero, è invece della politica italiana. La cui debolezza ha raggiunto abissi tali da rendere minacciose manifestazioni che in condizioni normali sarebbero valutate con il solo metro dell’efficacia teatrale. Perché l’Italia non è certo l’unico paese in cui si creda che in politica «è tutto un magna magna» o che il Parlamento sia prima di tutto il luogo del privilegio. Sono pensieri diffusi nelle opinioni pubbliche di ogni paese democratico, dove la libera circolazione delle idee permette anche al qualunquismo di avere una sua dignità. Ma solo in Italia, tra i grandi paesi europei, quelle espressioni dell’impotenza civile diventano parole d’ordine con cui fare seriamente i conti nel Palazzo.
L’antipolitica è un male antico del nostro paese, debole di istituzioni e nuovo all’educazione democratica, e negli ultimi quindici anni la sua recrudescenza è stata direttamente proporzionale alla debolezza di una politica che non ha più saputo uscire dalla crisi in cui è precipitata nel 1992.
Il paradosso è che tutti i diversi abitanti del Palazzo si sono resi conto del fenomeno, scegliendo di utilizzarlo per proprio tornaconto o di demonizzarlo senza grandi risultati. Tra i primi, Silvio Berlusconi è stato certamente il più abile nel trarre dall’antipolitica di massa il carburante della propria fortuna politica. Ancora oggi che può vantare una carriera parlamentare ultradecennale, invidiabile persino per molti dei famigerati «quadri di apparato» con cui ama polemizzare, il Cavaliere è molto attento a conservare la veste di impolitico che volle indossare al momento della discesa in campo. Ne conosce perfettamente il valore sul mercato del consenso e si guarda bene dal dismetterla prima del tempo. Ma anche nel centrosinistra l’antipolitica si è ricavata in questi anni una sua posizione di forza, nonostante la battaglia dichiarata e combattuta contro di essa – soprattutto da Massimo D’Alema – in nome del valore democratico del professionalismo politico e della rappresentanza di partito. Quella crociata non è andata lontano, per la somma di velleitarismi e incoerenze di varia natura, mentre il moralismo e il senso di superiorità antropologica che la sinistra post-comunista ha ereditato dal berlinguerismo sono rimasti ben piantati nel corpo dei suoi dirigenti.
È dunque una politica debole quella che si fa umiliare da Beppe Grillo, dal cupo calderone forcaiolo nel quale trovano spazio e risate perfino le accuse a Marco Biagi. Ma la responsabilità non va cercata nel senso comico di colui che fu un tempo un cabarettista di valore e che oggi somiglia a quella che Gramsci chiamava «la donnetta che costruisce stregonerie» a uso dei subalterni. In altre circostanze il Vaffaday sarebbe stato recensito nelle pagine dello spettacolo, probabilmente con qualche stroncatura. Oggi, in mancanza di quella politica autorevole perché forte delle sue convinzioni e delle sue responsabilità, l’antipolitica può permettersi anche quest’ultimo e spettacolare trionfo.

lunedì, settembre 03, 2007

Non sparo contro Adriano

Nonostante abbia commesso gravi errori, cose che io proprio non condivido, non mi sento di sparargli addosso come tutti fanno. Troppo semplice. E' in un grande momento di difficoltà. Riprenditi Imperatore. Io credo ancora in te.
FORZA ADRIANO