martedì, novembre 23, 2004

Fra poco più di un mese: Chicago


Fra poco più di un mese, cioè il 10 gennaio, partirò per gli Stati Uniti d'America, esattamente nella città di Chicago, quella di Al Capone negli anni '30, stato dell'Illinois, la città che fu di Air Jordan, quando il canestro era il suo paradiso e le Torri erano ancora lì, miglia più ad est, a luccicare e a dirci che il futuro sarebbe stato bello.

Sarà bello e interessante vedere la mia Italia da così lontano, per capirne forse meglio gli umori. Chissà qui a Chicago come ci vedono noi italiani, comunque porterò con me l'amato Tricolore.

lunedì, novembre 22, 2004

Signor Presidente, è così che La voglio

Lettera del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Foglio del 23 novembre 2004
«Gentile direttore, questo che la prego di ospitare non è un articolo, è quasi un manifesto. E' una postilla al contratto con gli italiani, ma decisiva perché ne riassume il significato e il valore politico ed etico. Infatti quel contratto non era un espediente elettorale, secondo la versione banale che ne danno i soliti increduli e qualche praticone della politica politicante. Quel contratto esprimeva il senso stesso del mio ingresso nella politica italiana, dieci anni fa. Era l’unica legittima giustificazione, dopo sette anni di inganni seguiti al ribaltone del ’94, della perseveranza e perfino dell'ostinazione con cui un imprenditore aveva cambiato vita e mestiere per compiere una missione politica nel senso più alto e necessario di questa espressione.Il cuore del contratto con gli italiani è che questo paese può fare meglio, può diventare più libero e più responsabile. E che questa nuova libertàresponsabile è possibile ottenerla solo ed esclusivamente riducendo la dipendenza del cittadino, e in primo luogo del lavoratore, del contribuente, dallo Stato, che è fatto per servirlo e non per esserne servito. La riduzione del carico fiscale sul reddito individuale e sull’impresa grande e piccola non è né un regalo né una promessa: è bensì una strategia di cambiamento del nostro modo di vita, è un nuovo orizzonte, è una nuova frontiera della politica.


Il cuore del cuore del contratto era la chiara e libera volontà, affermata testualmente e chiaramente, di vincolare alla realizzazione di questo programma la sorte del mio impegno personale e di quello del partito di maggioranza relativa che ho avuto l'onore di fondare dieci anni fa. Se le imposte si riducono in modo consistente e visibile, la corsa continua. Altrimenti, la parola deve tornare agli italiani perchè siano loro a decidere del proprio destino.Lo stolto dice che sono prigioniero delle promesse elettorali. Non è così. Io sono volontariamente prigioniero solo della mia idea di libertà, in economia e in politica. Io sono convinto che l'azione di governo deve fondarsi su un mandato, e che il mandato degli elettori sovrani è il fondamento, è la legittimazione dell'esistenza di un governo e della sua effettiva capacità di agire. Il resto è professionismo politico senza contenuto e senza legittimità democratica.Se sulle nostre spalle pesa uno dei debiti di Stato più colossali del mondo, la colpa è di governi che hanno governato senza tenere in alcun conto il mandato elettorale. Se la benedetta introduzione della moneta unica europea ha fino ad ora prodotto un risultato che è l'esatto contrario dello scopo per cui l'euro nacque, e cioè un'economia asfittica e una crescita zoppicante sotto il fardello del vincolismo stupido invece che una liberazione delle grandi energie dell'Unione, lo si deve di nuovo al clamoroso abbaglio di una politica senza mandato.Le burocrazie e i partiti sono l'ossatura costituzionale dello Stato e i necessari protagonisti della vita pubblica, ma il protagonista più grande e indiscusso è il cittadino elettore, è lui il padrone costituzionale delle decisioni che lo riguardano. La riduzione strutturale delle imposte, combinata con un intelligente ridimensionamento e cambiamento qualitativo della spesa pubblica e con un duttile ricorso al deficit di bilancio, è la leva che ha permesso i più grandi risultati nella storia dell'economia occidentale. Senza sviluppo non c'è risanamento, ma stagnazione. E senza maggiore libertà economica, lo sviluppo non arriverà mai. Attivare la leva fiscale è la politica di questo governo, concordata con la maggioranza che lo ha eletto e presentata nella massima chiarezza agli italiani e sottoscritta con parole inequivoche dai leader e dai candidati dei partiti della coalizione di governo. Impossibile anche solo pensare che a questo programma si possa rinunciare, aggiustando in qualche modo le cose a seconda di nuove convenienze e rinnegando un esplicito mandato con argomenticontingenti e di facciata. Il mio partito ed io non siamo a disposizione per questo voltafaccia. Il presidente del Consiglio non è a disposizione per questo rovesciamento del senso stesso di una missione di cambiamento e di sviluppo del paese.


Sono orgoglioso della stabilità assicurata all'Italia. Dei progressi nel campo dell'occupazione e del mercato del lavoro. Della nostra capacità di introdurre riforme decisive nei campi dell'educazione, del vivere civile, del sistema pensionistico, dell'organizzazione federale dello Stato. Sono fiero della severità con cui abbiamo tenuto in ordine i conti pubblici in un tempo di stagnazione e sotto gli effetti della guerra contro il terrorismo all'indomani dell'11 settembre. La copertura delle riduzioni fiscali c'è anche in virtù di questa azione responsabile di politica economica.Sono convinto che l'Italia abbia speso nel modo migliore la sua influenza nel mondo per espandere la democrazia contro le tentazioni neototalitarie coltivate dai fanatici della guerra santa. So che con la firma a Roma del nuovo Trattato costituzionale l'Europa ha fatto un passo avanti molto significativo sul piano politico, e sono impegnato alla più solerte ratifica di questo passo avanti. Abbiamo fatto tutto quel che dovevamo per integrare e rilanciare sul piano mondiale le due grandi tradizioni politiche italiane, quella atlantica e quella europeista. Ma non sono per nulla soddisfatto dell'evidente povertà dei tassi di crescita delle economie europee e di quella italiana, specie se comparate all'energia mostrata dall'economia americana, rilanciata dal più consistente taglio fiscale della storia di quel paese. Non sono per niente soddisfatto del tasso troppo basso di innovazione, di ricerca, di investimento e consumo delle economie europee e della nostra.


Senza una radicale immissione di libertà e di responsabilità, senza un'appello e una scossa alla società, ai cittadini e alle imprese, il rischio da tutti percepito è quello di un declino strategico. Una costante della storia dice che meno i popoli sono liberi, meno sono ricchi. E che la prosperità vera è un modo di vita dignitoso per tutti, in cui a ciascuno sia lasciata una quota di responsabilità, pari alla sua libertà, per crescere e competere con gli altri. La solidarietà sociale e le regole pubbliche, elementi indispensabili in ogni economia di mercato, possono e devono correggere gli squilibri, ma non devono mai diventare una filosofia della rinuncia, una limitazione delle libertà individuali e imprenditoriali, una filosofia della miseria.


Spero e credo che sia possibile usare i diciotto mesi che ci separano dalla fine della legislatura per andare fino in fondo. In Europa è fortissima la spinta a rivedere gli aspetti di vincolismo rigido del Trattato di Maastricht, quei fattori perversi che hanno incrementato il valore della nostra moneta oltre il necessario e artificialmente penalizzato la competitività delle nostre industrie e dei nostri servizi. Il nostro modello produttivo e di consumo deve tornare a credere in un orizzonte economico più libero e competitivo. Chi produce reddito individuale e profitto d'impresa deve tornare a credere nella possibilità di spenderlo e di investirlo in piena autonomia e indipendenza da uno Stato mangiatutto. È per questo che sono entrato in politica. E' per questo che ho formato una coalizione di governo. È per questo che ho firmato un contratto con gli italiani a nome di questa coalizione. È per questo che disponiamo di una maggioranza elettorale chiara e stabile nel paese e in Parlamento. È per questo che ho detto e confermo, senza arroganza, ma anche senza cedere a quello spirito rinunciatario che è il male oscuro della politica italiana: o si attua il programma fino in fondo oppure la missione è finita e la parola torna al paese».

lunedì, novembre 15, 2004

Sapete di che cosa parlate? (Nella migliore delle ipotesi)

Cari amici di sinistra,

mi rivolgo a voi con tanto spirito costruttivo e con altrettanto spirito polemico!

Sapete i motivi per i quali protestate su ogni cosa?

Perchè sabato avete fatto sciopero per manifestare le vostre ragioni (quali?) contro il vertice della Nato (sapete cosa sia?) che si svolge al Lido di Venezia in questi giorni?

Perchè oggi avete scioperato (professori e studenti) contro la Riforma Moratti? (Sapete cosa dica tal Riforma?) Perchè non proponete qualcosa voi con vostre IDEE invece di contrapporvi solo con SLOGAN?

Perchè perchè e ancora perchè?

Io prego per trovare qualcuno di sinistra con il quale discutere civilmente mettendo in campo idee, proposte, critiche che non siano tutte argomentazioni pretestuose e false.

Caro amico di sinistra, se ci sei batti un colpo!



sabato, novembre 13, 2004

Mentana, un grande!


Enrico Mentana a mio parere è un grande giornalista, che fa il suo mestiere con grande classe. Metaforicamente il numero 10 del giornalismo, uno che sa farsi apprezzare. Le sue giocate vengono applaudite anche dagli avversari, perchè si rendono conto di quanto sia superiore alla media.
Anche Il Foglio riconosce nell'editoriale di oggi questa cosa, e a me dispiace che il TG5 cambi faccia, spero in meglio, anche Rossella sa il fatto suo. Magari a Mentana daranno una rubrica settimanale, tipo Terra dell'altro grande Toni Capuozzo, il miglior inviato che ci sia nel panorama italiano.

venerdì, novembre 12, 2004

Il simbolismo di un giorno

Oggi, 12 novembre, si ricorda il primo anniversario della strage di Nassiriya in Iraq, dove persero la vita 19 italiani. Oggi è anche il giorno del funerale di Arafat dopo la sua morte "rimandata".
Questi due avvenimenti sono carichi di significato e di simbolismo, due facce della stessa medaglia, come dire che se non ci fossero personaggi come Arafat nella storia, non ci sarebbe bisogno di mandare nessuna truppa in giro per il mondo.
Il problema nasce dalla constatazione che da sempre il mondo è stato abitato da figure di questo tipo, e da sempre ci sono state lotte sanguinose. Dall'origine dell'uomo fino ad ora. Quindi è un'utopia pensare che il mondo sarà attraversato dalla pace, perchè ci sarà sempre la sopraffazione tra gli uomini.
Se oggi devo scegliere da che parte stare, non posso essere emozionato per la morte di Arafat, ma posso solo pregare per i familiari dei nostri caduti, e per le loro anime perchè possano finalmente trovare una Pace che non è di questo mondo.

giovedì, novembre 11, 2004

Nasiriyah, 12 novembre 2003 - Un anno dopo



Caduti:

Capitano Massimiliano FICUCIELLO

Sottotenente Giovanni CAVALLARO

Sottotenente Enzo FREGOSI

Sottotenente Filippo MERLINO

Sottotenente Alfonso TRINCONE

Maresciallo Aiutante s. UPS Massimiliano BRUNO

Maresciallo Aiutante s. UPS Alfio RAGAZZI

Maresciallo Capo Daniele GHIONE

Maresciallo Capo Silvio OLLA

Brigadiere Giuseppe COLETTA

Brigadiere Ivan GHITTI

Vice Brigadiere Domenico INTRAVAIA

Appuntato Horatio MAIORANA

Appuntato Andrea FILIPPA

Caporal Maggiore Capo Scelto Emanuele FERRARO

1° Caporal Maggiore Alessandro CARRISI

Caporal Maggiore Pietro PETRUCCI

Dottor Stefano ROLLA

Signor Marco BECI

Settimana dura


Settimana davvero dura, ieri ho passato il mio ultimo esame, a dicembre finalmente mi laureo, a gennaio Chicago.

Ora potrò dedicarmi di più alle mie cose, ad esempio proposte dal Ginepro dei miei pensieri.

venerdì, novembre 05, 2004

Guardiamola bene

Concordo con tutti quelli che affermano come questa divisione in due sia solo per i commentatori che in questi giorni hanno mal di pancia!

Essenziale, come al solito.

giovedì, novembre 04, 2004

E' morto Arafat (forse...)


Molti piangeranno, altri esulteranno, io guardo al futuro di speranza.

Siamo già alla beatificazione preventiva?


Foto dal Corriere della Sera, che da il via all'ufficiale beatificazione preventiva di quest'uomo!


Le voci che circolano dicono che sia in coma irreversibile, certo che questo novembre 2004 è iniziato davvero con molti avvenimenti che potrebbero cambiare il mondo, si sente nell'aria una nuova ventata di speranza e di ottimismo!

Vedremo fra qualche mese Bush con Sharon e Abu Mazen?

Chissà per ora prepariamoci alla beatificazione (o direttamente alla santificazione?) di Arafat, speriamo che almeno il popolo palestinese sappia reagire nel modo migliore, che si decida a sedersi sul tavolo della pacificazione.

mercoledì, novembre 03, 2004

Oh gurda, ha vinto Bush!

"We are convinced that President Bush has won re-election," Andrew H. Card Jr., the White House chief of staff, said shortly before dawn.

E adesso che si fa?
Se avesse vinto Kerry tutti avrebbero commentato, come molta superiorità, che era tutto molto prevedibile, che l'America era stufa di Bush, blah blah e ancora blah.
Tutti hanno pronosticato che una grande affluenza avrebbe fatto vincere senza dubbio Kerry, beh ora ci sono più di 3 milioni di voti pro Bush e la più grande affluenza degli ultimi anni.
A sentire la trasmissione Porta a Porta, con il grande giornalista da New York Carelli che leggeva i blogs come se fossero la Bibbia (ma dico i blogs!!! Potevo stare alzato ieri sera e invetarmi un sondaggio e sarei stato preso in considerazione sicuramente da qualcuno) e faceva ridere dall'incompetenza strutturale del suo pensiero.
Comunque il Manifesto stamattina ha titolato: Good morning America - Con una valanga di voti gli americani cacciano Bush dalla Casa bianca. Venti milioni di elettori in più rispetto al 2000 portano Kerry alla presidenza. Nella notte gli exit poll decretano la sconfitta dell'uomo della guerra preventiva: 311 voti elettorali a Kerry, solo 213 a Bush.
Non hanno neanche avuto la decenza ti toglierla dall'edizione on-line questa "grande notizia", beh posso solo fare allora i complimenti ai compagni del Manifesto! Chissà da quante settimane avevano già pronta la prima pagina con gli articoli, non hanno resistito a riporla in magazzino!

martedì, novembre 02, 2004