mercoledì, febbraio 23, 2005

Così Dio ha fermato le ideologie del male


di
Giovanni Paolo II


II XX secolo è stato, per così dire, il «teatro» in cui sono entrati in scena determinati processi storici, e ideologici, che si sono mossi nella direzione della grande «eruzione» del male, ma è stato anche lo scenario del loro superamento. È giusto perciò guardare all’Europa soltanto dalla prospettiva del male emerso nella sua storia recente? Non c’è invece in questo approccio una certa unilateralità? La storia moderna dell’Europa, segnata—specialmente in Occidente— dalle influenze dell’illuminismo, ha prodotto anche molti frutti positivi. Si rispecchia in ciò la natura del male, così come la intende san Tommaso sulla scia di sant’Agostino. Il male è sempre assenza di un qualche bene che dovrebbe essere presente in un dato essere, è una privazione. Ma non è mai totale assenza di bene.
Il modo in cui il male cresce e si sviluppa sul terreno sano del bene costituisce un mistero. Mistero è anche quella parte di bene che il male non è riuscito a distruggere e che si propaga nonostante il male, avanzando anzi sullo stesso terreno. È immediato il richiamo alla parabola evangelica del buon grano e della zizzania (cfr. Mt 13,24-30). Quando i servi domandano al padrone: «Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla [la zizzania]?», questi risponde in modo molto significativo: «No, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura, e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio» (Mt 13,29-30). In questo caso l’accenno alla mietitura rimanda alla fase ultima della storia, quella escatologica. In effetti, questa parabola può essere assunta a chiave di lettura di tutta la storia dell’uomo.
Nelle varie epoche e in vario senso il «grano» cresce insieme alla «zizzania», e la «zizzania» insieme al «grano». La storia dell’umanità è il «teatro » della coesistenza del bene e del male. Questo vuol dire che, se il male esiste accanto al bene, il bene però persevera accanto al male e cresce, per così dire, sullo stesso terreno, che è la natura umana. Questa, infatti, non è stata distrutta, non è divenuta completamente cattiva, nonostante il peccato delle origini. La natura ha conservato una sua capacità di bene, come dimostrano le vicende che si sono susseguite nelle varie epoche della storia.
***
[...] Occorre ricostruire la «filosofia del male» nella sua dimensione europea e non solo europea. Tale ricostruzione ci porta oltre le ideologie. Ci spinge ad inoltrarci nel mondo della fede. È necessario affrontare il mistero di Dio e della creazione e, in particolare, il mistero dell’uomo.Sono i misteri che ho cercato di esprimere, nei primi anni del mio ministero come Successore di Pietro, attraverso le Encicliche Redemptor hominis, Dives in misericordia e Dominum et vivificantem. Questo trittico rispecchia, in realtà, il mistero trinitario di Dio. Tutto ciò che è contenuto nell’Enciclica Redemptor hominis l’avevo portato con me dalla Polonia. Anche le riflessioni racchiuse nella Dives in misericordia erano frutto della mia esperienza pastorale in Polonia e, in modo particolare, a Cracovia. Qui, difatti, si trova la tomba di santa Faustina Kowalska, alla quale Cristo concesse di essere un’interprete particolarmente illuminata della verità sulla Divina Misericordia. Tale verità suscitò in suor Faustina una vita mistica straordinariamente ricca. Era una persona semplice, senza istruzione, e ciononostante coloro che leggono il Diario delle sue rivelazioni si stupiscono, per la profondità dell’esperienza mistica in esso contenuta.

Ne parlo perché le rivelazioni di suor Faustina, concentrate sul mistero della Divina Misericordia, si riferiscono al periodo che precede la Seconda guerra mondiale. E proprio il tempo in cui nacquero e si svilupparono quelle ideologie del male che furono il nazismo e il comunismo. Suor Faustina divenne la banditrice dell’annuncio secondo cui l’unica verità capace di controbilanciare il male di quelle ideologie era che Dio è misericordia—era la verità del Cristo misericordioso. E per questo che, chiamato alla Sede di Pietro, ho sentito impellente il bisogno di trasmettere le esperienze fatte nel mio Paese natale, ma appartenenti al tesoro della Chiesa universale.
[...] Nel corso degli anni si è venuta formandoin me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo. Devo qui far riferimento ad alcuni fatti collegati con la storia dell’Europa e, in modo particolare, con quella della cultura in essa dominante. Quando venne pubblicata l’Enciclica sullo Spirito Santo, alcuni ambienti in Occidente reagirono negativamente e in modo piuttosto vivace. Da dove scaturiva tale reazione? Proveniva dalle stesse fonti dalle quali, oltre duecento anni prima, era scaturito il cosiddetto illuminismo europeo — in particolare l’illuminismo francese, pur senza escludere quello inglese, tedesco, spagnolo e italiano. Una strada tutta sua percorreva l’illuminismo in Polonia. Per quanto concerne invece la Russia, sembra che essa non abbia sperimentato la scossa illuminista. Lì la crisi della tradizione cristiana arrivò per altra via, scoppiando poi, all’inizio del XX secolo, con violenza anche maggiore come rivoluzione marxista radicalmente atea. Per meglio illustrare questo fenomeno occorre risalire al periodo anteriore all’illuminismo, in particolare alla rivoluzione operata nel pensiero filosofico da Cartesio. Il cogito, ergo sum — penso, dunque sono—portò con sé un capovolgimento nel modo di fare filosofia. Nel periodo precartesiano la filosofia, e dunque il cogito, o piuttosto il cognosco, era subordinato all’esse, che era considerato qualcosa di primordiale. A Cartesio invece l’esse apparve secondario, mentre il cogito fu da lui giudicato primordiale. In tal modo non soltanto si operava un cambiamento di direzione nel filosofare—ma si abbandonava decisamente ciò che la filosofia era stata fino ad allora, ciò che era stata in particolare la filosofia di san Tommaso d’Aquino: la filosofia dell’esse. Prima, tutto veniva interpretato nell’ottica dell’esse e di tutto si cercava una spiegazione secondo quell’ottica. Dio come Essere pienamente autosufficiente (Ens subsistens) era ritenuto l’indispensabile sostegno per ogni ens non subsistens, ens participatum, cioè per tutti gli esseri creati, e dunque anche per l’uomo. Il cogito, ergo sum comportò la rottura con quella linea di pensiero. Primordiale diventava ormai l’ens cogitans. Dopo Cartesio, la filosofia diventa una scienza del puro pensiero: tutto ciò che è esse —sia il mondo creato che il Creatore — rimane nel campo del cogito, come contenuto della coscienza umana. La filosofia si occupa degli esseri in quanto contenuti della coscienza, e non in quanto esistenti fuori di essa.
A questo punto è opportuno soffermarsi per qualche momento sulle tradizioni della filosofia polacca, in particolare su quanto accadde dopo l’arrivo al potere del partito comunista. Nelle università venne fortemente ostacolata ogni forma di pensiero filosofico che non corrispondesse al modello marxista. E ciò fu fatto con il sistema più semplice e radicale: agendo sulle persone persone che rappresentavano quel modo di fare filosofia. È molto significativo il fatto che ad essere rimossi dalle rispettive cattedre siano stati innanzitutto i rappresentanti della filosofia realista, compresi gli esponenti della fenomenologia realista, come Roman Ingarden e, della scuola di Leopoli-Varsavia, Izydora Dambska. L’operazione fu meno facile con gli esponenti del tomismo, dal momento che essi si trovavano nell’Università Cattolica di Lublino e nelle Facoltà di Teologia di Varsavia e di Cracovia, come pure nei Seminari Maggiori. Anch’essi tuttavia furono in un secondo tempo raggiunti senza riguardo dalla mano del regime. Erano guardati con sospetto anche quei professori universitari di valore che conservavano un atteggiamento critico nei confronti del materialismo dialettico. Tra questi ricordo in particolare Tadeusz Kotarbinski, Maria Ossowska, Tadeusz Czezowski. Dall’ordo universitario non potevano, ovviamente, essere tolti corsi come quelli di logica e di metodologia delle scienze; potevano però essere in vario modo ostacolati i professori «dissidenti», limitandone con ogni mezzo l’influsso sulla formazione degli studenti.

Quanto accadde in Polonia dopo l’avvento al potere dei marxisti produsse frutti simili a quelli dei processi verificatisi già in precedenza nell’Europa occidentale a seguito del periodo illuminista. Si parlò, tra l’altro, di «tramonto del realismo tomistico», e si intendeva con ciò anche l’abbandono del cristianesimo come fonte del filosofare. In definitiva, ciò che era messo in questione era la possibilità stessa di raggiungere Dio. Nella logica del cogito, ergo sum, Dio si riduceva ad un contenuto della coscienza umana; non poteva più essere considerato come Colui che spiega fino in fondo il sum umano. Non poteva dunque rimanere come 1’Ens subsistens, l’«Essere autosufficiente», come il Creatore, Colui che dona l’esistenza, e anzi come Colui che dona se stesso nel mistero dell’Incarnazione, della Redenzione e della Grazia. Il Dio della Rivelazione aveva cessato di esistere come «Dio dei filosofi ». Era rimasta soltanto l’idea di Dio, come tema di una libera elaborazione del pensiero umano. In questo modo crollarono anche le basi della «filosofia del male». Il male infatti, in senso realistico, può esistere soltanto in relazione al bene e, in particolare, in relazione a Dio, sommo Bene. Proprio di questo male parla il Libro della Genesi. È in questa prospettiva che si può comprendere il peccato originale, e anche ogni peccato personale dell’uomo. Ma questo male è stato redento da Cristo mediante la croce. Più precisamente, è stato redento l’uomo, che per opera di Cristo è divenuto partecipe della vita di Dio. Tutto questo, il grande dramma della storia della salvezza, nella mentalità illuminista era sparito. L’uomo era rimasto solo: solo come creatore della propria storia e della propria civiltà; solo come colui che decide di ciò che è buono e di ciò che è cattivo, come colui che esisterebbe ed opererebbe etsi Deus non daretur—anche se Dio non ci fosse. Se l’uomo può decidere da solo, senza Dio, ciò che è buono e ciò che è cattivo, egli può anche disporre che un gruppo di uomini debba essere annientato. Decisioni di questo genere furono prese, ad esempio, nel Terzo Reich da persone che, avendo raggiunto il potere per vie democratiche, se ne servirono per porre in atto i perversi programmi dell’ideologia nazionalsocialista, che si ispirava a presupposti razzisti. Analoghe decisioni furono prese anche dal partito comunista in Unione Sovietica e nei Paesi soggetti all’ideologia marxista. In questo contesto fu perpetrato lo sterminio degli Ebrei, e anche di altri gruppi, come delle etnie Rom, dei contadini in Ucraina, del clero ortodosso e cattolico in Russia, in Bielorussia e oltre gli Urali. Analogamente furono perseguitate tutte le persone scomode al regime: per esempio, gli ex combattenti del settembre 1939, i soldati dell’Armata Nazionale in Polonia dopo la Seconda guerra mondiale, gli esponenti dell’intellighenzia che non condividevano l’ideologia marxista o nazista. Si trattava normalmente di eliminazioni in senso fisico, ma a volte anche di eliminazioni in senso morale: la persona veniva più o meno drasticamente impedita nell’esercizio dei suoi diritti. [...]
***Mi è stato dato di fare esperienza personale delle «ideologie del male». È qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria. Prima ci fu il nazismo. Quello che in quegli anni si poté vedere era già cosa terribile. Ma molti aspetti del nazismo, in quella fase, di fatto rimasero nascosti. La reale dimensione del male che imperversava in Europa non fu percepita da tutti, neppure da quelli tra noi che stavano al centro stesso di quel vortice. Vivevamo sprofondati in una grande eruzione di male e soltanto gradualmente cominciammo a renderci conto della sua reale entità. I responsabili facevano infatti molti sforzi per nascondere i propri misfatti agli occhi del mondo. Sia i nazisti durante la guerra che, più tardi, nell’Est dell’Europa i comunisti, cercavano di occultare all’opinione pubblica ciò che facevano. Per lungo tempo l’Occidente non volle credere allo sterminio degli Ebrei. Solo in seguito questo venne pienamente alla luce. Neppure in Polonia si sapeva tutto su quanto i nazisti avevano fatto e facevano ai Polacchi, né su quanto i Sovietici avevano fatto agli ufficiali polacchi a Katyn, e le stesse vicende tristissime delle deportazioni erano conosciute solo in parte.
[Più tardi, ormai a guerra finita, pensavo tra me: il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Si vede che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza ad una simile follia. In verità, non era stata soltanto una follia— era stata una «bestialità», come scrisse Konstanty Konstanty Michalski. Ma di fatto la Divina Provvidenza concesse solo quei dodici anni allo scatenarsi di quel furore bestiale. Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci un senso in tutto questo.
Nel 1945, al termine della guerra, il comunismo appariva molto solido e molto pericoloso — decisamente più che nel 1920. Già allora si era avuta la netta sensazione che i comunisti avrebbero conquistato la Polonia e si sarebbero spinti oltre, nell’Europa occidentale, proiettandosi alla conquista del mondo. In realtà, non si giunse a tanto. «Il miracolo sulla Vistola», cioè il trionfo di Pilsudski nella battaglia contro l’Armata Rossa, ridimensionò le pretese sovietiche. Ma dopo la vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale i comunisti si sentirono rinfrancati e si accinsero con sfrontatezza ad impadronirsi del mondo o almeno dell’Europa. All’inizio ciò portò alla ripartizione del continente in sfere di influenza, secondo l’accordo raggiunto nella Conferenza di Jalta del febbraio 1945. Tale accordo fu solo apparentemente rispettato dai comunisti, che di fatto lo violarono in vari modi, innanzitutto con l’invasione ideologica e la propaganda politica non soltanto in Europa, ma anche nelle altre parti del mondo. Per me, allora, fu subito chiaro che il loro dominio sarebbe durato per un tempo molto più lungo di quello nazista. Quanto lungo? Era difficile prevederlo. Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile, in quanto crea occasioni per il bene. Non ha forse Johann Wolfgang von Goethe qualificato il diavolo come "ein Teil von jener Kraft, / die stets das Böse will und stets das Gute schafft — una parte di quella forza, / che vuole sempre il male e opera sempre il bene»? San Paolo, per parte sua, ammonisce a questo proposito: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12,21). In definitiva si arriva così, sotto lo stimolo del male, a porre in essere un bene più grande. Se qui mi sono soffermato a rilevare il limite imposto al male nella storia dell’Europa, devo ora concludere che tale limite è costituito dal bene — il bene divino e quello umano che si sono manifestati nella stessa storia, nell’arco del secolo scorso e di interi millenni. Comunque, non si dimentica facilmente il male di cui si è fatta diretta esperienza. Si può soltanto perdonarlo. E che cosa significa perdonare, se non appellarsi al bene che è più grande di qualunque male? Tale bene, in definitiva, ha il suo fondamento soltanto in Dio. Solo Dio è questo bene. Questo limite posto al male dal Bene divino è entrato a far parte della storia dell’uomo, in particolare della storia dell’Europa, per opera di Cristo. Non è dunque possibile separare Cristo dalla storia dell’uomo. Proprio questo dissi in occasione della mia prima visita in Polonia, a Varsavia, in piazza della Vittoria. Affermai allora che non era possibile separare Cristo dalla storia della mia nazione. È possibile separarLo dalla storia di una qualsiasi altra nazione? E possibile separarLo dalla storia dell’Europa? Solo in lui, di fatto, tutte le nazioni e tutta l’umanità possono «varcare la soglia della speranza»!

9 commenti:

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